Carcere di Cuneo: cibo come strumento di rieducazione
L’articolo 27 della nostra bellissima costituzione al terzo comma recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” Oggi il nostro progetto #lericettedeldialogo vuole far parte di quegli esempi positivi che portano alla rieducazione di chi si trova in carcere. Apriamo le porte del penitenziario per unire le diversità. I ragazzi ci hanno offerto piatti dal Marocco, dal Burkina e dalla Lettonia e ma dietro ai fornelli c’erano anche giovani di Napoli, Torino e altre parti d’Italia. Ho sempre pensato che l’ultima delle preoccupazioni che tocca una persona rinchiusa dietro le sbarre, sia quello di parlare di intercultura, di inclusione e di fare attività che magari quando era fuori non si sarebbe mai sognato di fare. Invece… invece riuscire a creare famiglia, comunità ti aiuta a sentirti vivo, parte e a immaginare un futuro migliore, ovunque tu sia. Speriamo con tutto il cuore che una volta scontata la propria pena tutti loro possano sentirsi persone migliori e di riuscire a intraprendere la strada giusta.